Luca D. Majer
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A quarant'anni dalla morte di Demetrio Stratos, un ricordo di lui e degli Area, International POPular Group.

 

 

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Più che una gabbia toracica possedeva uno scrigno capace di fare uscire (per citare Gianni Emilio Simonetti a "Il Concerto" per Demetrio Stratos del '79, all'Arena di Milano) le "problematiche di questa voce scomparsa che è la voce dell'uomo" e di "inserirsi in una tradizione positiva del rapporto della voce con l'uomo e quindi di questa voce con l'eros dell'uomo che parte da Artaud e arriva a lui." Un percorso 'difficile' anche in quegli anni infinitamente meno tecnici di oggi e perciò assai più percettivi.

Ma non si trattava solo di voce. Guardatelo. Una glassa dalla dolcezza selvaggia, un viso levigato dai venti del Mediterraneo, un corpo decisamente maschio e carismatico, sopracciglia da Diabolik alternativo, ciocca capricciosa sulla fronte, inopinata cadenza milan-emilio-romagnola applicata ad una maschera che incute timore: Demetrio fu enorme figura teatrale in fieri, un Carmelo Bene nato altrove e con una glottide d'oro. 

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Pubblicato su Blow Up magazine, numero di giugno 2019