"Blood on The Tracks" - pubblicato nel gennaio 1975 - compie oggi 50 anni! Proficiat!
"Dal 1970 ad oggi sono passati circa 50 anni. Sembrano piuttosto 50 milioni di anni. È una muraglia di tempo che separa il vecchio dal nuovo e molto può venir perso in questo genere di periodi. Interi settori se ne vanno, gli stili di vita cambiano, le aziende uccidono città, nuove leggi sostituiscono quelle vecchie, gli interessi di gruppo trionfano su quelli individuali, i poveri stessi sono diventati una merce. Anche le influenze musicali vengono inghiottite, assorbite da cose più nuove o cadono nel dimenticatoio. Non credo che uno debba sentirsi male, o che quel tempo sia fuori dalla tua portata: puoi ancora trovare ciò che stai cercando se segui la pista a ritroso. Potrebbe essere proprio lì dove l'hai lasciato: tutto è possibile. Il problema è che non puoi riportarlo indietro con te, devi restarci. Penso sia questo che intendiamo con nostalgia."
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Bill Flanagan: Quando vedi un tuo filmato in concerto 40 o 50 anni fa, ti sembra che sia un’altra persona? Cosa vedi?
Bob Dylan: vedo Nat King Cole, Nature Boy - un assai strano ragazzo sotto incantesimo, un
esecutore terribilmente sofisticato, con dentro una sezione trasversale della [storia della] musica, già post-moderno. Una persona differente rispetto a quella di oggi.
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Date all’uomo una maschera e vi dirà la verità.
Oscar Wilde, “The Critic as Artist” (1891)
L’opera di micrometrica osservazione del Dylan s’è spinta ben oltre l’interpretazione delle viscere degli antichi, trasformando il Bardo in un’opera d’arte vivente; persona alla quale parrebbe essersi adattato suo malgrado. Ne sono esempio le ‘lezioni’ che Dylan seguì presso lo studio dall’assai bizzarro (ed esclusivo) Norman "Numa" Raeben, ignote all’uscita del disco. Oggi allo psico-labile Numa viene attribuito quell’“aggrovigliato nel blu” (un suo commento sui dipinti di Dylan) che divenne il titolo d’apertura di BOtT, e, a quelle sue lezioni (tese “a creare connessioni tra arte, letteratura, filosofia, psicologia, scienza ed ebraismo”: cito dalla tesi dottorale di 367 pagine di Fabio Fantuzzi) che attraevano scrittori, fotografi, orefici, registi, attori, per lo più di cultura ebraica (tradotti in… “alcuni erano matematici/Altre mogli di falegnami,”) la liquida concezione del tempo di BOtT.
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