Musica per Momenti Sognanti
Noi siamo i testimoni attraverso i quali l'universo diviene conscio della sua gloria
Alan Watts
Playlist:
1) Several Times I & II - Pieter Nooten & Michael Brook (1987)
2) Improvisations - Georges Gurdjieff (1949)
3) Estate - Shirley Horn (1987)
4) Rawhide (LP) - Clint Eastwood (1963)
5) Sinfonia n. 3 - movimenti I, II, III - Henryk Górecki (1978)
La musica è il sogno dell’uomo. Me lo ha ricordato Stefan Pashov, parte sorprendente della micro fauna dell'unico posto al mondo "dove non si può più andare più a Sud", quello "dove tutte le linee delle mappe convergono". L'ho trovato in "Encounters at the end of the world", il documentario che Werner Herzog ha girato a Munro, un campo in Antartica.
"Ho esplorato molte terre della mente e molti mondi di idee prima ancora che imparassi a leggere" ci dice Stefan. Così facendo, confessa, "mi sono innamorato del mondo". Questo ex-profugo bulgaro dalla professione apparentemente bislacca ("Filosofo/Guidatore di muletto") è a suo agio quando la camera lo scruta silenziosamente: il suo sguardo viaggia lontano. Perchè non dovrebbe?
Ha tentato più volte di fuggire dal micro-cosmo bulgaro filo-russo. Una volta con un minuscolo guscio a vela, sognando così di attraversare quel Mare Nero che lo separava dalla libertà - che fu una fortuna che la motovedetta lo trovò e lo riportò a terra, senza morire affogato. Potremmo dire un santone, ma dovremmo credere ai santoni.
Il suo sguardo ha un'intensità che non è volutamente profonda o greve di significati. E' l'intensità della vita. Non a caso lo troviamo a Munro, che tra i posti sperduti è forse il più sperduto. Un posto dove la natura non fa sconti e per tirare avanti hai bisogno di attaccarti ai mondi della tua mente per vedere oltre quello che il mondo, tra vulcani e ghiacci, ti preme a ricordare.
"In questa comunità vi sono molti sognatori professionisti, che sognano tutto il tempo" dice "e credo che attraverso di loro il grande sogno cosmico si realizzi. Perché l'universo sogna attraverso i nostri sogni. E penso che vi siano molte maniere attraverso le quali la realtà continua a svilupparsi. Sognare certamente è una di queste.”
Le musiche che seguono hanno tutte, per me, un quasi impercettibile elemento di sogno che le rendono ideale piattaforma per spazi onirici sonori.
Playlist:
1) Several Times I & II - Pieter Nooten & Michael Brook (1987)
2) [Harmonium] Improvisations (CD) - Georges Gurdjieff (1949)
3) Summer - Shirley Horn (1987)
4) Rawhide (LP) - Clint Eastwood (1963)
5) Symphony No. 3 - movements I, II, III - Henryk Górecki (1978)
(...)
5- Sinfonia n. 3 - movimento I, II, III (Symfonia piesni zalosnych)
- Henryk Górecki (1978)
Volare, almeno una volta nella vita, è qualcosa che il nostro inconscio (se esiste ancora e non è fuorilegge) ci comanda di provare, la notte. E per volare niente di più congeniale di questa sinfonia composta in due mesi: tra ottobre e dicembre del 1976.
Nota come "Sinfonia delle canzoni tristi" è in realtà una smagliante dichiarazione della supremazia della musica. Tre i movimenti, ciascuno un lento con una parte per soprano che recita testi sul rapporto tra madre e figlio (o figlia) e l'immanenza della morte. Il movimento centrale, il più conosciuto e certamente il più breve e immediato, nel cantato riprende una frase che Górecki trovò grazie ad una foto (di una scritta su un muro) in un vecchio libro: "Mamma non piangere. Regina del Cielo vergine candida, proteggimi sempre". L'aveva lasciata ai posteri una diciottenne polacca, si può supporre ebrea ma probabilmente cattolica, catturata dalla Gestapo.
Gli altri due movimenti riprendono dei testi religiosi (nel primo movimento, il "Lamento della Croce") e laici (il lamento di una madre per il figlio morto) che si specchiano in una musica ispirata dalla musica popolare dei monti Tatra, regione natale di Górecki.
Inaspettatamente (provenendo da un compositore dedito a opere di ben diversa fruibilità per la maggior parte della sua vita) questa sinfonia è diventata il disco di musica classica di un compositore vivente più venduto della storia. Ad ascoltarla capisci il perché: in fondo sprigiona una spiritualità incandescente, malinconia e nello stesso tempo una gioia sfrenata di vivere. Un carpe diem che tende verso limiti sovra-umani, come nel lamento del primo movimento, dove la Vergine prega che gli vengano trasferite le ferite del figlio, per potere com/patire e alleviargli la sofferenza. Vi rendete conto, tralasciando l'allegoria cristiana, la bellezza sublime, efferatamente rivoluzionaria del con-patire? In un mondo dove leggo le riviste di regime e queste mi insegnano invece di fottermene degli altri e di fare la mia strada "senza guardare negli occhi nessuno"?
Che questo lavoro sia 'un fiore nato dal cemento' lo si può comprendere pensando che Górecki ha vissuto quasi sempre a Katowice, la città polacca nota per l'industria del carbone e le acciaierie - nel contempo una delle zone più inquinate d'Europa, se non del mondo: un posto dove chi coltiva ortaggi nell'orto lo fa a suo rischio e pericolo "sapendo che comunque si deve morire".
Henryk, che da sempre ebbe problemi di salute (sei operazioni prima dei 26 anni), ha vissuto a cavallo tra comunismo e capitalismo scegliendo, tra i due, il cattolicesimo e diventò il primo compositore polacco ad avere composto per il Papa. Questi - il Papa polacco - quando ascoltò il lavoro del suo compatriota finì col piangergli tra le braccia.
Come dare torto, all'infallibile?
Pubblicato su BlowUp Magazine, novembre 2015