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In Wyoming, a Story (983 abitanti, sei ore d’auto da Denver,) “The Wagon Box Inn” ha ospitato il secondo ‘ritiro annuale’ - o sorta di seminario - chiamato “The Machine and (Human) Nature.” I partecipanti al “microfono aperto” in questa locanda sperduta nelle Montagne Rocciose così sono stati descritti dal sito d’informazione TheFP.com:
“Sembrava che fossero tante cose, tutte insieme. C'erano coloni; c'erano preparatori al giorno del giudizio. Un camionista a lungo raggio, un radiologo, studenti di legge, veterani di guerra, attivisti, ecologisti, piccole celebrità di Twitter e uno auto-definitosi "aspirante demolitore professionista di torri cellulari". Una coppia di artisti digitali, una coppia di capitalisti di rischio e una coppia di cattolici tradizionalisti.”
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Il momento, insomma, per certuni è confuso. E per altri lo è… apposta.
Tipo gente come il citato Tucker Max (noto per un libro che s’intitola, ehm, “Spero servano birre all’inferno”) che si accoda al coro di bastian contrari, dichiarandosi vittima di una “memetic war.” Certamente, come dimostra il “Wagon Box Inn,” qualcosa ci sta suddividendo in gruppi seguendo innovativi criteri.
Ciò avviene contemporaneamente alla distruzione di alcuni postulati che ci governavano. Tipo la proprietà privata (ora l’affitto,) lavorare (ora nulla fare,) e pensione (nessuna - come negli USA!) o - la privacy ahah. E non sghignazzate ancora, pure la fatica: il computer… ci penserà lui a lavorare.
In pratica, raga, siamo in tempi rivoluzionari. Volenti o nolenti. Vedenti o non vedenti. L’unica questione è sul da farsi. Tucker Max ha la sua previsione: “Penso che stiamo assistendo ad un mutamento sistemico nella nostra civilizzazione, e che il caos che viene da questo non può venire combattuto. Può essere solo ammortizzato. E quindi accelerato una volta che abbiamo passato il peggio.”
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