Luca D. Majer
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Un cofanetto di 5 CD della New World Records (2003) documenta una storica serie di Festival di "musica d'avanguardia".

 

 
 

 

 

 

 

 

Uno non puo' rivendicare, al livello piu' profondo, responsabilita' su quanto succede nel nome della musica

Roger Reynolds

 

 

Composta, suonata e prodotta tra il 1961 e il 1966: (il cofanetto contiene) musica per adulti.


Rivendico per questi musici eccelsi il titolo di pantasonici, altro che pornofonia: è liberta’ allo stato originale – per chi e’ in cerca di emozioni forti. Come: l’abbandono dalla schiavitu’ del ritmo. Lasciare dietro di se’ le catene della melodia. L’addio alla certezza di quello-che-musicalmente-viene-dopo; il caso, lasciarsi fluttuare, il non-atteso.


Il tutto eseguito in tempi che preparavano quello che stiamo vivendo oggi, ma con una genuina speranza verso l’originalita’. Vi era un credo nella diversita’ come fonte di benessere, di arricchimento comune – ben altro che lo sfruttamento del creativo a favore dell’oligarchia delle TBTF. Niente rivoluzioni di cartapesta. Pussy Riot o Femen.


Erano tempi in cui si componeva Combination wedding and funeral (“in questa chiesa usata come sala prove, vestito da prete, la polizia venne a dirci che sembrava loro strano che ci fosse un’attivita’ simile, proprio li’. Dissi loro, tenendo bene la Bibbia in vista, che tutto era normale” ricorda Joseph Wehrer). Oppure  July 4th - diciotto minuti di suoni d’ambiente (un party casereccio registrato durante l’Independence Day del 1960) mixati con suoni elettronici - il cui risultato sonoro venne paragonato ad “un circuito radio difettoso” ma anche definito “un lavoro di grande immaginazione, in perfetto controllo”.


LaMonte Young e Terry Jennings eseguivano pezzi come Words (dieci minuti di ripetizioni senza alcuna emozione della parola words) e 923 (923 colpi, con ritmo pre-definito, dati ad una vera padella da cucina). Poco male che successivamente La Monte divenne la “montagna” della musica minimalista che oggi sappiamo essere. All’epoca i due musici, secondo la stampa normalizzata (parente dei DJ normalizzati di oggi), erano “due delinquenti giovanili troppo cresciuti”, autori di un concerto “profondamente degenerato”.


Nei festival ONCE ci fu sì musica classica tradizionalmente d’avanguardia, con ottoni, ancie e percussioni, ma fu intercalata da contaminazioni che mischiavano suono, rumore, immagine e la voce parlata, oppure composizioni per orchestra o strumenti solistici che analizzavano le proprieta’ acustiche, le possibilità timbriche (con lavori che – per dire - sforzavano l’attacco, o giocavano sui differenti decay) dei vari strumenti, o rimanevano rapiti dai loro armonici e multifonie.  Insomma, lo squittire d’un trombone, il mugolare di un ottavino, il recitare urlando e il suono di rumori elettronici miscelati a rumori sonori d’orchestre mal/trattate. 


Suona forse strano, ma questa policromia sonora iniziò ad Ann Arbor, in Michigan, cittadina in una delle zone a prima vista meno affascinanti degli Stati Uniti. Eppure si potè ascoltare roba come Public opinion descends upon the demonstrators, un seminale lavoro (di Robert Ashley) che usava un avanguardistico controller elettronico per comporre suoni diversi sulla base dell’attivita’ del pubblico – anticipando di quindici anni quanto sarebbe successo poi nella seconda metà degli anni Settanta con gli Area e il Movimento e i concerti al parco Ravizza o al parco Lambro, con ben altro clamore.


In questa terra battuta da venti freddi del nord avvennero “monologhi simultanei” tra pianoforti acustici (quelli tra Robert Ashley e Gordon Mumma: Details, dal festival 1962), pezzi “ritmici e aritmici” e pezzi “per orologi che ascoltano” (Clocks di Krumm - festival del 1963 – dove gli orologi erano sul palco e davvero non suonavano nulla, ascoltavano). O tempeste sonore come quella di The Wolfman (ancora Robert Ashley) – un insieme di urla, fischi e fruscii che la sera della prima si merito’ un “assassino” in mezzo ai vari commenti urlati alla fine dagli spettatori. 


Un pezzo (Diotima) era basato sulla Diotima di Mantinea citata da Platone – pensato come un duetto tra flauto e suoni su nastri. Ma altri pezzi sfruttavano prodigi tecnologici (per l’epoca) come un registratore a quattro piste. E poi performances sonore con – ad esempio - al centro del palco un uomo massaggiato. E ancora strumenti classici come il corno francese intercalato da frammenti di suoni di radio e televisione (Track di David Behrman). 


Performance inconcludenti, con il classico tiro della torta in faccia tipo comiche, e scambi verbali passati al setaccio elettronico (gli speaker d’eccezione: Cage e Rauschenberg, “trattati” da David Tudor e Gordon Mumma). Oggetti martoriati, grattati, colpiti, tamburellati, martellati da Pauline Oliveros (Applebox Double). Oppure cipolle passate tra il pubblico, “per far sentire come ci si poteva sentire davanti ad una cultura aliena” (le cipolle furono prontamente rilanciate con mano ferma dal pubblico verso il palco, in una sorta di riproduzione di concerto futurista – successe in una trasferta alla Brandeis University). E ancora – verso la fine di questa saga di invenzioni totali - una tavola imbandita e un gruppo di musicisti intenti a pranzare (col pubblico che rompe in testa un bicchiere ad uno di loro e rompe gli occhiali di un altro).


Chiuse definitivamente il Festival, nel febbraio 1968, The trial of Anne Opie Wehrer and unknown accomplices for crimes against humanity con la Wehrer seduta di spalle al pubblico e due coppie di performers che le spiattellavano domande su domande, a mo’ d’interrogatorio di polizia. Era tutto sommato il periodo dei bombardamenti a tappeto di Vietnam e Cambogia, con il napalm e la diossina - che ancora oggi ricordano, i sopravvissuti. 


Bello finire con una performance che sottointendeva quelle cose ma che - in fondo in fondo - ricorda anche i tempi attuali. Fortunatamente oggi abbiamo la crisi finanziaria ed un’economia che-l'è-quel-che-l’è, così non abbiamo tempo per pensarle troppo strane, troppo sc/ONCE.  Abbiamo le radio e i loro DJ e – ah gia’ – abbiamo pure Rihanna

 
 
 
LDM - 1 - 10 - 13