Chi è il Creativo? Una definizione ce la dà il primo esagramma degli I-Ching, il libro cinese dei cambiamenti.
Di Ch'ien, appunto, quel libro ci dice che
"il Creativo, per l'inizio che pone, ha il potere di favorire con la bellezza l'universo intero. La sua vera grandezza sta nel fatto che nulla è detto circa i mezzi con i quali si rende propizio. (...) Quanto è grande invero il Creativo! E' saldo e forte, moderato e giusto, puro, schietto e spirituale".
Il Creativo, per me, è una persona che genera idee anche sublimi partendo da un magma di elementi disconnessi fra loro. Unendoli in una combinazione sino ad allora impensata, li porta ad accendersi brillando di vita propria. Agisce nella sfera del meta-cambiamento, per usare la terminologia dello psicologo Paul Watzlawick. Ma questa creatività, quella "fuori dalla scatola”, è forse la quintessenziale forma di creatività ma è anche un modo di ragionare che va contro la "mente logica". Quindi, oggi, quando si parla di creatività (e Dio sa quanto lo si faccia, durante la Grande Depressione) esili esempi di "creatività all'interno della scatola" sono sufficienti a meritarsi il titolo di creativo. D'altronde sono più facili da raggiungere per chi li ha e più facili da 'gestire' per chi li subisce.
Gli esempi di veri Creativi sono rari. Io ho conosciuto una persona alla quale si poteva applicare, facendogliela perfettamente combaciare, la definizione degli I-Ching. Con questa persona la realtà era tutta doppia, veramente!, perché ai suoi occhi ogni sfida diventava anche un'opportunità ed ogni svantaggio un vantaggio, una verità un'omissione e così via. Non tutti, anzi pochi, possono ammettere che tali definizioni li descrivano in completezza, senza eccessi o mancanze - lui, però, era proprio il Creativo.
Mi raccontava, andavo alle medie, di una sua centrifuga per fare il caffè - ad esempio - e nessuno gli credette, ma lui la fece comunque (insieme ad un campione bresciano di corse in moto) e adesso, cinquant’anni dopo, c’è Nestlé che ha riscoperto la tecnologia - e la pubblicità dice che è rivoluzionaria. Ma non sanno, loro, dei dopocena in cui mi raccontò (il Creativo a me, a tavola da soli) dei problemi e delle opportunità della "centrifuga".
Un altro, che non ho conosciuto, ma al quale probabilmente questo concetto del Creativo poteva bene applicarsi era Steve Jobs. Non l'ho conosciuto, ma ho conosciuto Chip Lutton - uno che vi lavorava gomito a gomito, quand'era responsabile globale di Apple per l'IP. Fu lui a dirmi quella che trovava essere una delle più grandi qualità di Steve. Era uno, mi diceva Chip, che una volta creata l'immagine dell'idea, in altre parole una volta che il nuovo prodotto gli era mentalmente chiaro, il Creativo si adoperava in un'estenuante lavoro di difesa dell'idea primigenie. "Quello in cui Steve è bravissimo" mi diceva "è di sfrondare qualsiasi spinta a cambiare l'idea portante". Fu grazie a questa qualità che l'i-Phone uscì essenzialmente senza i bottoni e senza quei pulsanti che qualcuno, attorno al tavolo, spingeva Steve ad inserire. Per quel telefonino l'Idea voleva sfruttare la maneggevolezza del touch-screen e delle sue tecnologie brevettate. E così fu, grazie ad un Creativo.
Già, perchè la sfida portante di un Creativo è probabilmente questa: oltrepassare lo stadio di avere l’idea e di superare lo status quo per poi mantenere la propria integrità, intellettuale e fisica. E' indispensabile che in una società esistano i difensori delle cose come stanno. Preda della distruzione che ogni innovazione comporta può rimanere solo una parte della società - per questo solo pochissime persone sono cablate per generare cambiamento. Così se sul lago di Como, nel Natale 2013, ci si poteva permettere di mangiare all'aperto con un golfino questo succedeva perchè a New York, in quegli stessi giorni, faceva zero Fahrenheit e nevicava e soffiava vento. Insomma, è naturale e giusto che una parte del sistema tenda all'omeostasi.
Il segreto della vita è però il segreto del Creativo. La combustione continua, Quella dell'ossigeno che respiriamo, della battaglia epocale e ininterrotta tra la vita e la morte di milioni di cellule. O quella generata dai piccoli cambiamenti quotidiani, che poi si accumulano e ogni tanto ci slavinano addosso (o facciamo slavinare addosso - è più o meno la stessa cosa), sotto forma di un successo o d’una brutta storia, di una promozione o di un licenziamento, di una malattia o di una stagione memorabile, di un divorzio o di un amore.
Anche nel mondo delle apparenze che - per semplificarci la vita - chiamiamo "realtà" nulla resta immobile e, come si diceva qualche millennio fa, tutto scorre. Tutto cambia. Questi cambiamenti li dobbiamo al Creativo, che inziga, sollecita, pensa e trama alle spalle della grande maggioranza degli uomini idee che domani sembreranno ovvie ma che alle quali, ieri, nessuno aveva pensato di attribuire importanza.
La creatività non è un mestiere, che per definizione è qualcosa di ripetitivo. E' un modo di vedere la realtà. Il Creativo guarda la realtà per vie traverse, per quelle che Brian Eno aveva chiamato "strategie oblique" - e così facendo si attrae, in caso di successo, l'invidia di molti e, quando è l'insuccesso, le strali di altrettanti. Ma è rara l'indifferenza dei terzi - che è invece quasi la norma per il Creativo. Che non cerca gloria, sapendola effimera, ma stimoli per sè stesso.
Qualsiasi atto produca il Creativo, la sua vita è simile ad una centrale nucleare, costantemente accesa, che genera senza posa un carburante di cui non ha bisogno. Perchè - di quello - il Creativo ne ha ricevuto una scorta abbondante nei propri neuroni cerebrali, dal primo giorno.
Dobbiamo onorare il Creativo, perchè costringe tutti a fronteggiare il cambiamento e, così facendo, ci rende un po' più pronti al domani, un po' più flessibili e saltellanti-stil-Mohammed-Alì di fronte al futuro. Del quale non sappiamo nulla se non che ci riserverà sorprese.
Meno male. Se no, perchè si dovrebbe vivere?
LDM © - 16 - 3 - 2014