(Seeland records)
Eccezionalmente, Negativland e' ancora in giro oggi.
All'epoca, quando recensii questo album di una band assolutamente sconosciuta, i due principali autori delle musiche (Mark Hosler e Richard Lyons) erano diciassettenni.
Divennero poi conosciuti per aver avuto discussioni anche legali con gli U2 ed avere pubblicato un disco a questi dedicato "These guys are from England and who gives a shit" ("Questi tipi sono inglesi e chiccaz** se ne frega"). Gli U2 non hanno potuto dire nulla, essendo irlandesi.
(LDM - giugno 2013)
(Pubblicato su Musica 80, Ottobre 1980.)
L’operazione è in piccolo: copertine fatte a mano, copie numerate, carta da parati incollata sul retro, testi battuti a macchina; atmosfera quasi familiare. La sede è Los Angeles (anzi, se lo volete – il disco- fareste meglio a scrivere c/o Box 54, Concord, CA 94522. In attesa che le mafie della distribuzione cambino testa e idee…), ma nessuno dei tre maggiori partecipanti è conosciuto in giro o ha mai varcato la soglia di uno studio di registrazione. Così come mai o molto raramente si erano ascoltate tante fonti sonore su di un unico solco.
La lista è lunga, alle percussioni sintetiche al clarinetto, voci, viole, nastri, synts, organo, chitarre e il misterioso booper creato –confermano le note- per l’occasione. La Babele è continua. I linguaggi si mescolano. Frammenti di finger picking, il rumore di un microfono calpestato, loops, una chiacchierata tra amici. Il collage à la Cage, le tirate electro-rock alla Gary Numan, gli accordacci tipo Van Halen non durano mai più di qualche manciata di secondi. E quando il benvenuto silenzio tra un momento e l’altro di questa suite a due facciate (agilmente sottotitolabile: “il singolo nero”) viene a mancare, ecco che gli autori rincarano la dose, con un oscillatore, parlati in tedesco, una lezione di grammatica inglese, un blues arrangiato cme lo arrangerebbe Derek Bailey.
Il foglietto che viene regalato nella confezione parla di torte di caffè, interviste culinarie, piccoli dettagli su come far bollire il latte.
Si scavalca la pantomima della lista degli assoli, del nome del produttore e si spara ovunque, purchè altrove. Morti i sogni del rock “progressivo”, inflazionato da rumori, scosse telluriche, quei cambi d’atmosfere repentini e totali che così difficilmente piacciono alle grandi case discografiche. Unico regalo ai “big” della musica, plastificata e inossidabile, la copertina. E in cinque, sei versioni; proprio come i Led Zeppelin; come Venditti, ricordate?