Luca D. Majer
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Frammenti di un articolo che compara alcune osservazioni dell'articolo di Pier Paolo Pasolini sui capelloni (del 1973) e il movimento (del 2020) dei cosiddetti "Tang Ping" - i giovani cinesi  "che stanno seduti" cioè in resistenza passiva verso la società.

Syd Barrett

 

PPP

 

Li Chuang, un Tang ping

 

 

 

Più leggo il passato, più capisco il presente. Prendete “Contro i capelli lunghi,” primo articolo per il Corriere della Sera (7/1/73) di Pier Paolo Pasolini.
 
A PPP la visione di capelloni ‘di destra’ ad Isfahan (in Iran, un paese all’epoca decantato dai nostri media) gli accese una lampadina: ne desunse che il capello lungo “esprimeva qualcosa di equivoco, Destra-Sinistra, che rendeva possibile la presenza dei provocatori.
 
Concludeva quindi che i capelloni (“laidi come vecchie puttane di un’ingiusta iconografìa”) dovrebbero accorgersi “che il loro modo di acconciarsi è orribile, perché servile e volgare” e arrivare a liberarsi “da questa ansia colpevole di attenersi all’ordine degradante  dell’orda,” ben mimetizzata dall’iniziale ethos del "capellone di sinistra:"
 
La civiltà consumistica ci ha nauseati. Noi protestiamo in modo radicale. Creiamo un anticorpo a tale civiltà, attraverso il rifiuto. (…) [Con i capelli lunghi] creiamo nuovi valori religiosi nell’entropia borghese, proprio nel momento in cui stava diventando perfettamente laica ed edonistica.”
 
Un testo che, al non saperlo, sembrerebbe scritto oggi; da uno scettico cittadino del Far West d’Occidente. Del tipo: “Non inseguire una carriera, non comprare una casa, non sposarti, non fare figli, rifiuta il modello di consumismo sfrenato proposto dalla cultura dominante.”
 
EPPURE quest’ultima citazione viene dal Far East: è la sintesi (di Lisa Guerra per Treccani) del verboso manifesto dei Tang Ping - coloro che “stanno sdraiati” - movimento nato in Cina tra ’20 e ’21 durante le anti-popolari misure pandemiche.
 
Il Partito comunista cinese considera i Tang Ping borghesi e nichilisti, cioè contro-propaganda occidentale. Ma sta il fatto che questi giovani cinesi rifiutano di scalare “le tre Grandi Montagne” (i costi di sanità, abitazione e scuola.) Così... fanno nulla: l’esatto opposto di Mario Savio che, a Berkeley nel ’64, era pronto a gettarsi negl’ingranaggi “quando il meccanismo della Macchina diventa così odioso che ti fa star male dentro al cuore.” 
 
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Sull’attualissimo tema (ieri come oggi) del contestare i matusa (e affidarsi ai media per imparare) PPP già allora denunciava “l’isolamento” dei giovani in “un ghetto riservato alla gioventù” in cui era negato il rapporto dialettico inter-generazionale e perciò ogni “reale coscienza storica di sé,” unico solido presupposto per “superare i genitori.” Ed in molti ambiti la ‘libertà’ la si intravedette proprio (nel mondo del lavoro i salari reali dagli inizi Settanta sono diminuiti.)
 
Le vere “torce della libertà” vaneggiate dalla “cultura hippie” (es. i Diggers a S.Francisco) furono i “cannoni" e droghe varie, che notoriamente più che liberare aggiungono schiavitù.

L’impervio compito di sdoganare il consumo di droghe venne basato sui ‘modelli di ruolo’ impersonati dalle ‘stelle’ della musica rock; fu proprio così che… sentirsi figo e fumar erba, ingerendo ogni tanto dell’LSD, divennero una cosa sola. Chi non abboccò all’amo seguendo altri esempi (Creedence Clearwater Revival, Frank Zappa…) ne fece un punto d’orgoglio, “andando di birra” invece che spinelli.

Molti altri invece sorseggiarono dal calice della sapienza psichedelica e c’è chi s’ingozzò. Tipo il Floydiano Syd “Crazy Diamond” Barrett, “partito per un’altra dimensione” (se seguo “Stash” Klossowski de Rola che era nelle Y Mynydd Du gallesi quel weekend di fine ’67 in cui Syd decise il suo esoterico Tang Ping.)
 
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Pubblicato su Blow Up di giugno 2024.