Giovedì 1° giugno 1967 - giovedì 1° giugno 2017. Cinquant'anni dall'uscita di
Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (ehm) dei The Beatles.
Il gruppo di musicisti che non poteva né leggere né scrivere musica, e che è noto come i Beatles, conquistò gli Stati Uniti d’America il 7 febbraio 1964. Di conseguenza, poiché l’America è il cuore e l’anima della musica pop, i Beatles divennero i leader del pop mondiale.
Brian Epstein (manager Beatles), “A Cellarful Of Noise” - 1965
Quando confrontiamo un sistema propagandistico, il nostro primo compito è decodificarlo. (...) Ogniqualvolta sentiamo parlare di ‘libertà’ dovremmo chiederci ‘libertà per chi? a che costo?’
George Monbiot, “The Problem With Freedom”, The Guardian - 2017
Io non posso svegliarvi: voi dovete svegliarvi.
John Lennon, intervista a Playboy - 1980
In Gran Bretagna “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” venne messo in vendita un giovedì. E dato che calcolavano le classifiche il sabato, finì solo al 2° posto. Il giovedì seguente aveva però venduto 250.000 copie.
Fu un battesimo di massa che sintonizzò i gusti del mondo intero come mai prima. Kennen Tynan lo chiamò “un momento decisivo nella storia della civilizzazione Occidentale.” E in “Flowers in the Dustbin” James Miller raccontò l’esperienza di sentire la stessa musica attraversando l’Occidente dalla California alla Grecia. Come capitò pure a Langdon Winner, viaggiando coast-to-coast sulla Interstate 80.
Oggi, il 50° anniversario rovescerà una tempesta di servizi televisivi, specials e offerte ‘esclusive’, incluso un ricco cofanetto in uscita il 26 maggio con un nuovo master, confermando “Pepper’s” come inossidabile fabbrica-soldi: in UK è “LP più venduto di tutti i tempi” (al mondo è tra i primi cinque), con 207 settimane al top. Anche se io preferisco (come il patrono dei blowuppisti Saint Christian Zingales – BU#194/195) il “Doppio Bianco”, “Pepper’s” resta un caso diverso, musica rarefatta, da fine musicofilo.
E soprattutto è un trascendente regalo di giochi di specchi e riverberi abbacinanti dello Zeitgeist dell’epoca. Il più grande prodotto meta-musicale della storia del rock.
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Si era detto che già solo chiedere “quale Beatle preferisci?” fosse un test psicologico, ma con questo collage il gioco aumentava di un ordine di grandezza. Quest’intima messa in mostra di beniamini era una sorta di Rorschach dai molteplici piani di lettura: Fraser e Blake (insieme a Paul e forse gli altri) stavano proponendo una crittografìa al mondo intero senza fornire il codice.
Visivamente quella ricca scena aveva un sapore indefinito: era un battesimo (del nuovo “look coi baffi” dei Quattro)? un funerale (da cui le corone di fiori)? il circo (che è la vita)? o un divertissement da banda militare? E perché proprio quelle “persone importanti”? e quel buffo nome?
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L'unica domanda che viene in mente è... ma chi erano gli amici dei Beatles, in quegli anni?
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Solo due anni prima un lungometraggio flop (“All This and World War II”) aveva invece usato come colonna sonora la discografìa Beatles in versioni ancor più eterogenee: Bryan Ferry, Status Quo, Richard (sic!) Cocciante in un’inascoltabile Michelle, Peter Gabriel (con Strawberry Fields), Elton John, David Essex etc.
Il delirio cognitivo arrivava dal commento video: spezzoni di repertorio della 2a gm, misti a Gregory Peck, “Tora Tora” e filmini propagandistici. Gli accoppiamenti con le “musiche del ‘67” vi danno un’idea di quella stranezza: The Fool on The Hill (per l’Hitler a colori nel ritiro di Berghof), Lucy In The Sky... (durante i bombardamenti Alleati) e A Day In The Life (con le retrovie dello sbarco in Normandia).
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Ono: In questi tempi la società preferisce i singles. Spinge verso il divorzio o la separazione o essere un single o gay... whatever. Le aziende vogliono singles - lavorano di più se non hanno famiglia (...) La società farà meno dei ruoli di uomini e donne. I bambini nasceranno da provette e incubatrici.
Lennon: E poi si è dentro Aldous Huxley.
Yoko Ono & John Lennon, intervista a Playboy - 1980
L'articolo (intero) è su BlowUp di giugno 2017.