Luca D. Majer
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Sono famoso, ma la maggior parte della gente non sa neppure cosa faccio.

Frank Zappa

 


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Quando nell'89 Zappa andò a Praga, fu come se impersonificasse tutto quanto di più buono e migliore l'Occidente avesse sfornato. La ricorda così, il roadie Dave Dondorf, quella visita:

Frank rimase scioccato per l'adulazione, in un certo senso. Era del tipo il troppo stroppia. Non era sottile, non era blasé, non era rilassata. Voglio dirti: 'sta gente era impazzita. Era come se il 'Re della Libertà' si fosse fatto vedere. Fu molto strano.

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52 anni fa il "Duca delle Prugne", con l'ancor oggi ineffabile e delizioso "FreakOut!, la sua prima uscita discografica, divenne l'intellettuale punta di diamante di un mondo musicale losangeleno intento ad assorbire e reagire alla supremazia britanna. D'altronde il primo riff del disco era la trasposizione colta degli Stones al ritmo di Satisfaction... L.A. in diciotto mesi sconvolse il mercato del rock mondiale con un'esplosione galattica di suoni, quel nugolo di successi pop lanciati nell'etere tra il primo giorno d'estate '65 (con la cover di Dylan per antonomasia: Mr. Tambourine Man dei Byrds), attraverso l'autunno '65 (i Mamas & Papas con il jingle pubblicitario degli hippies: California Dreaming - novembre '65) arrivando al '66 coi chiacchierati Love di Arthur Lee (marzo '66), i Buffalo Springfield (aprile '66), "FreakOut!" (giugno '66 - neologismo che farà nascere una rivista omonima) e i Doors (gennaio '67)! 

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Pubblicato sul numero di Dicembre 2018 di BlowUp.