Pezzo dedicato al noto (e a molti ignoto) Robert Ashley, genio creativo e più grande voce recitante in inglese ever.
The mistery of the balances is there.
The Masonic secret lies in there.
The church forbids its angels entry there.
The Gypsies camp there/Blood is exchanged there.
Mothers weep there/It is night there.
30 and some number is 62/And that number with 10 is 42.
That number translates now to then./That number is the answer.
In the way the numbers answer.
That simple notion, a coincidence amongst coincidences is all one needs to know.
(Perfect Lives, Robert Ashley)
(...) In effetti la sua voce era comparsa sul palco nel 1964 quando (nientepopodimeno di) Morton Feldman aveva rimpallato al giovin Bob un cantante che aveva chiesto a Feldman di scrivergli un pezzo.
E Bob ci dice d'esser "saltato sull'occasione" propostagli da Feldman "sapendo perfettamente che il cantante non avrebbe mai eseguito il pezzo che avevo in mente" ma che d'altronde "quello era il modo in cui le cose avvenivano, in quei torvi giorni".
Ne uscì un febbrile tormento rumoristico elettronico/vocale in pompa magna (The Wolfman - 1964), vero pre-industrial hard-core: che ovviamente il cantante rifiutò di cantare.
Così Bob dovette - diciamo così - "cantarlo lui" ed era una amorevole tiritera di una sola sillaba che non so dirvi che sillaba è, anche se Bob giura che nessun suono vocale fu tirato fuori oltre il livello di una normale conversazione; eppure se ascolti The Wolfman sembra che cinque Unni stiano a urlarti nelle orecchie, grazie al larsen. (...)
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"Uno dei grandi poemi del XX secolo"...
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Un insieme di lavori "fatti per essere ascoltati e visti seduti su un divano, facendosi un drink, occasionalmente uno snack, occasionalmente andando in bagno, e alla fine dando forfait e andando a letto per via di una stressante giornata al lavoro. Vanno visti parecchie volte. I dettagli si accumulano e alla fine c'è una favilla dell'idea di fondo. Questa è la mia idea di opera"....
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Mito sconosciuto ai più, a chi lo conosce e lo ama la sua musica dice cose come: “è da trentadue anni che Bob Ashley mi è entrato nel sangue”. O anche: “quando morirò vorrei che i miei amici si ascoltino Bob Ashley, invece di farmi un funerale”. E c’è chi lo considera “assolutamente seducente, misteriosamente ipnotico, che ti tira dentro il suo criptico mondo come un vortice” e chi trova che i suoi testi traffichino “nella giunzione tra poesia, narrazione e saggio”.
E quel fine attore che è Spalding Grey disse, di “Perfect Lives”: “è un apparentemente infinito e perfetto territorio onirico di musica- lità della parola parlata (...) Galleggia nella mia testa come un sogno memorabile e sempre cangiante.”(...)
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Pubblicato su BlowUp magazine, #236, gennaio 2018